EP01 Taranto 2049. Is this fading-city on the Ionian Sea cooler than Blade Runner?
Appunti per un manifesto di Ecologia Simmetrica
Like A Little Disaster
A cura di: Post Disaster
Lecture, Performance,
07.09.2018
40.4780148, 17.2263925
OGM / Chikungunya / PFAS / Wannacry / Prione-ESB / Scorie radioattive / Criogenia umana / Agricoltura idroponica / Cucina molecolare / Embrioni congelati / Sistemi aperti / Surriscaldamento globale / Cambiamento climatico / Buco nell’ozono / Migrazioni transglobali / Deforestazioni / Pioggia acida / Dispositivi sensorizzati / Database / Riserve naturali / Sintetizzatori di geni / Internet / Sophia / Glass beach / Renaisance Technologies / Xylella fastidiosa / Chirurgia robotica / Maglia neurale / Oculus rift / Particolato / Detriti spaziali / Psicotropi / Cellule staminali…
Come classificare questi strani oggetti?
Sono prodotti dalla natura o dalla società? Sono problemi morali o scientifici? Sono questioni tecnologiche o politiche?
Questi strani oggetti appartengono alla natura o alla cultura?
Dove possono essere collocati questi ibridi?
Sono umani?
Sono umani perché il prodotto del nostro lavoro?
Sono naturali?
Sono naturali perché non sono il risultato della nostra attività?
Sono locali o globali?
La natura non è semplicemente qualcosa che viene donato, qualcosa che si offre spontaneamente al nostro sguardo ed è sottoposto alle nostre azioni, ma è qualcosa che viene prodotto, costruito, elaborato e quindi dipende dalla politica nel senso più ampio del termine, divenendo un soggetto di discussione politica.
La distinzione natura/società, come quella di soggetto/oggetto, non è più percorribile, non regge più, in quanto si basa su una divisione dei ruoli definita a priori: l’uomo, il soggetto, al centro, circondato dai non umani.
Il degrado ambientale, l’effetto serra, il buco nell’ozono, l’isola di plastica nell’oceano pacifico, dimostrano che la natura non è estranea per principio alle vicende umane e che dunque essa ha già al suo interno una valenza politica.
Non esistono forme pure a priori.
La realtà esterna non si presenta più col volto di una natura indifferente, non abbiamo più a che fare con semplici oggetti naturali, ben definiti e chiusi in se stessi, gli oggetti “calvi” e senza rischio cui eravamo abituati finora nel vecchio ordine costituzionale moderno, che si reggeva sulla separazione assoluta tra natura e società, soggetti da una parte e oggetti dall’altra.
Oggi invece abbiamo sempre più a che fare con oggetti capelluti “chiomati”, “arruffati”, con “attaccamenti a rischio”, cioè con oggetti incerti, quasi-oggetti, fatti di molteplici connessioni tentacolari mai del tutto chiuse, in grado di mettere in moto delle conseguenze inattese anche a lungo termine, e per questo tanto più imprevedibili e incontrollabili: oggetti tali da non potersi più dare semplicemente in opposizione al soggetto umano, ma tra i quali l’uomo stesso è coinvolto ed annoverato.
Gli oggetti che ci circondano sono degli ibridi riottosi ad ogni classificazione, nodi di una rete che lega in una catena ininterrotta fattori molteplici e distanti, e che rischiano di far saltare tutti gli ordinamenti, tutti i programmi, tutti gli effetti.
Gli oggetti arruffati sono incerti, non è più possibile relegarli al solo mondo naturale e finiscono per mettere in discussione la tradizionale classificazione degli esseri, nonché la gerarchia degli attori e dei valori.
– Ecco che “una causa infinitesimale comincia a produrre grandi effetti; un attore insignificante diventa centrale; un enorme cataclisma svanisce come per incanto; un prodotto-miracoloso ha improvvisamente conseguenze spaventevoli; un essere mostruoso si trasforma in domestico senza alcuno sforzo. Con l’ecologia simmetrica si è sempre presi in contropiede, talvolta sorpresi dalla robustezza degli ecosistemi, talaltra dalla loro fragilità”.
Dalla guerra tra soggetti e oggetti, nella quale l’uno vinceva sempre dove l’altro perdeva, ad una nuova collaborazione delle coppie di umani e non umani, che possono invece associarsi nella misura in cui i non umani non vengono scambiati per oggetti, muti e passivi, ma intesi come entità nuove dai bordi incerti, che esitano, sorprendono e diventano degli attori sociali a tutti gli effetti.
Per caratterizzare le crisi ecologiche serve riconoscere, oltre agli oggetti “calvi”, il proliferare di questi attaccamenti a rischio. I loro caratteri sono del tutto diversi dai precedenti, ed è questo che spiega il motivo per cui, ogni volta che essi fanno irruzione, si parla di crisi. Contrariamente agli oggetti calvi, gli oggetti capelluti non hanno contorni netti né essenze ben definite né una decisa separazione tra un nocciolo duro e quanto li circonda. Per questo assumono l’aspetto di esseri arruffati, che formano rizomi e reticoli.
La differenza tra oggetti senza rischio e attaccamenti a rischio, tra “oggetti calvi” e “oggetti chiomati» conta molto più della distinzione impossibile fra crisi che mettono in questione l’ecologia e quelle che mettono in questione l’economia o la società.
Cosa finisce?
Ciò che finisce è la natura, la vecchia idea di natura che abbiamo ereditato, ciò che comincia è invece sono le reti che costituiscono il tessuto del nostro mondo. Le reti sono i collegamenti, le mediazioni tra le aree ontologiche che considerano tutto ciò che non è solo cultura o solo natura: gli ibridi.
Internet è solo tecnologia o anche politica? Il buco dell’ozono è solo scienza o anche coscienza? Il contraccettivo è medicina o libertà? religione o capitalismo?
Siamo contemporanei a noi stessi?
«La natura ruota intorno al soggetto oppure intorno al collettivo che produce umani e cose?
Il pluriverso è costituito da oggetti e soggetti in opposizione e antitesi o da da ibridi e relazioni? Le reti acquistano forma e senso nella loro continua interazione.
“I microbi, l’elettricità, gli atomi, le stelle, le equazioni di secondo grado, l’intelligenza artificiale, i mulini e i pistoni, l’inconscio e i neurotrasmettitori”, ibridi di natura e cultura, hanno invaso il mondo mettendo in scacco la nostra capacità di comprensione.
L’associazione permette di focalizzarci sulle connessioni tra le entità, che di per sé non sono né soggetti né oggetti ma ibridi tra loro collegati in un processo dinamico che costituisce la realtà
Il mondo si realizza tramite l’interrelazione, l’interlacciamento di “attanti”, né soggetti né oggetti, composti di ibridi di umani e non umani in relazione dinamica.
Reazioni chimiche e politiche, umani e non umani, scienza e società, l’inquinamento ambientale globale e l’industria situata nella periferia di una qualche città industrializzata, il pericolo più universale e le riunioni politiche locali. Tutti questi elementi ed avvenimenti interessano e riuniscono intorno a loro “strani eserciti” composti da uomini, cose, interessi, poteri, e conoscenze. Ogni elemento è, insieme, reale, collettivo e narrato.
Il sociale non è frutto solo delle relazioni intersoggettive, ma anche dalla relazione tra soggetti e oggetti e che gli artefatti tecnologici sono entità sociali essi stessi, in cui è proprio il legame tra il soggetto sociale e oggetto tecnologico a farci comprendere che i due “attori” nella loro associazione parzialmente si modificano assumendo una nuova identità, non più esclusivamente rintracciabile nelle due categorie di partenza.
Non c’è nessuna differenza tra me a una tazzina di plastica. O anche me a un uccello tropicale: siamo tutti “oggetti” che coesistono e coevolvono in un sistema.
Gli iperoggetti sono non-locali, nel senso in cui “la pioggia che mi cade in testa non è il riscaldamento globale”. Il riscaldamento globale in quanto tale non può mai essere visto né percepito, perché è troppo esteso spazialmente e temporalmente: la nostra incapacità di coglierlo deriva dal fatto ci siamo immersi “come nel ventre della balena”.
Gli iperoggetti sono viscosi, sono sia dentro che fuori di noi (siamo negli iperoggetti come la vespa di Sartre che affoga nel barattolo della marmellata), interagiscono con noi a livello inconscio e corporale.
Coesistiamo con miliardi di altri oggetti su una scala temporale che ci trascende.
Proviamo ad immaginare cosa succede quando tiriamo lo sciacquone: noi crediamo che i nostri rifiuti corporali scompaiano per magia, ma in realtà vanno semplicemente a finire in mare.
OVER YONDER
Non c’è un “altrove” dove gli scarti spariscono: gli iperoggetti ci sono addosso, il sistema è chiuso e quando i nostri rifiuti entrano in circolo prima o poi ci tornano indietro.
Gli iperoggetti esistono su scala temporale enorme, e dunque l’altrove non può esistere nemmeno nel tempo.
I germi del postumanesimo, della tecnologizzazione della natura, dell’interconnessione; l’orizzonte è quello della sopravvivenza della specie alla catastrofe ecologica o nucleare? E l’orrore provocato dalla constatazione che “la pioggia che mi cade in testa” non è pioggia, che “lo strano straniero” è in mezzo a noi? E la sensazione che la “la fine del mondo è già arrivata”?
Noi siamo i nemici della Natura e dobbiamo aiutarla a combatterci per resistere
L’Homo sapiens è la malattia autoimmunitaria della Natura.
La Natura non è naturale. Qualsiasi critica ecologica deve essere ripulita dalla biforcazione «natura/civiltà» o, più precisamente, dall’idea che la natura sia qualcosa che esista al di fuori delle mura della società contemporanea.
Quelli che chiamiamo «oggetti naturali» sono, in realtà, «oggetti sociali».
Non esiste alcuna base teorica neutra su cui sia possibile articolare richieste ecologiche specifiche nel senso di prendersi cura dell’ambiente o attuare certe pratiche per tutelare uno specifico ecosistema. Il motivo risiede nella «coesistenza»: tutte le forme di vita sono sempre già implicate nella ecologia, che non è mai qualcosa di cui ci si possa occupare oppure no rendendola paradossalmente un’attività antropocentrica, quanto piuttosto la condizione di possibilità del riconoscimento di una differenza «coesistenziale» per affrontare la catastrofe ambientale che…. si è già verificata.
E non c’è proprio nulla da prevenire, se l’ecologia non prende il posto della metafisica nell’orientarci tra le cose del mondo, le conseguenze saranno devastanti.
Ogni ente è definibile solo in relazione (pur non essendo la relazione stessa) e l’ecologia simmetrica, come disciplina che si occupa del «tra» delle cose, è molto più utile della metafisica che si occupa del «proprio» delle cose.
L’ecologia simmetrica è a tutto ciò che possiamo pensare, ma anche tutto ciò che non possiamo pensare: il futuro è collaborazione e non ha nulla a che fare con la posizione umana che anche quando pensa di prendersi cura del pianeta sta in realtà facendo esercizio di antropocentrismo. L’ecologia esiste al di qua e al di là dell’umano: è ciò che ci ospita e ciò che abbandoneremo, una sorta di matrice.
Entità liquide, viscose, decentrate, graduali e intersoggettive.
Ogni ente è definibile solo in relazione (pur non essendo la relazione stessa) e la nuova ecologia, si occupa del «tra» delle cose, che è molto più utile della metafisica che si occupa del «proprio» delle cose.
In questa nuova era geologica (o post-geologica) gli oggetti del mondo cambiano, e cambia il nostro modo di conoscerli. Gli oggetti mondani non sono più individuabili nel qui-e-ora. Sono oggetti distribuiti nello spazio e nel tempo, che si ibridano con le nostre esistenze esattamente come il polietilene.
Iper-oggetti: cose massivamente distribuite nel tempo e nello spazio relativi agli esseri umani.
Il sistema solare, la biosfera, la somma di tutti i materiali radioattivi della terra, oppure il riscaldamento globale, in tutte le sue innumerevoli connessioni, conseguenze e sfaccettature. Anche una palla di polistirolo o una busta di plastica sono iper-oggetti, e lo sono perché interferiscono con altri individui nello spazio e nel tempo in maniera distribuita, non puntuale, radiale e vischiosa.
Gli iper-oggetti non solo mettono fine all’idea che il tempo e lo spazio siano vuoti contenitori in cui si collocano delle entità ma sono direttamente responsabili della fine del mondo – del mondo in cui il tempo e lo spazio erano interrelati in modo univoco e lineare.
La vita delle cose non è estranea alla nostra vita. La vita delle cose – che trascende l’individuo, ed è iper-oggetto essa stessa – siamo noi, ma un ‘noi’ ampio, oltre l’umano. In questo ‘noi’ la nostra vita emerge come una bio-convergenza tra organico e inorganico, il naturale e l’artificiale, il biologico e il tecnologico.
L’ecologia simmetrica non riguarda soltanto il riscaldamento globale, il riciclaggio e l’energia solare – né ha a che fare soltanto con le relazioni quotidiane tra umani e non umani. Ha a che fare con l’amore, la perdita, la disperazione e la compassione. Ha a che fare con la depressione e con la psicosi. Ha a che fare con il capitalismo e con che cosa potrebbe esserci dopo il capitalismo. Ha a che fare con lo stupore, l’apertura mentale, la meraviglia. Ha a che fare con il dubbio, la confusione e lo scetticismo.